Oggi in pedagogia molto è cambiato, i Pedagogisti adesso per una reale tutela della loro professione devono sapere quanto la corretta educazione si sia liberata dalle obsolete distinzioni in stadi e in fasi, scale e livelli, dai criteri classificatori, dai profili, bilanci e interviste, e dai test quantizzanti che generavano diagnosi tipologiche o pedagogico-differenziali.
Questi professionisti non sono più legati ai metodi tradizionali di ricerca che si basavano su una concezione puramente quantitativa dello sviluppo, affannati ad ottenere una serie di dati per mezzo di misurazioni che individuavano il grado, ma non studiavano la persona per individuarne la complessità delle disarmonie presenti. Il Pedagogista ben si oppone alla pedagogia che soggiogava ad una visione negativa della persona, che considerava la complessità della formazione nel processo di sviluppo l’unione strutturale e dinamica di tutti gli aspetti e i processi dello sviluppo in un unico insieme. L’attuale ricerca pedagogica non consiste soltanto nell’accertamento di certi sintomi e nella loro enumerazione o sistematizzazione, né soltanto nella classificazione dei fenomeni secondo i loro tratti simili esteriori, ma esclusivamente nel penetrare, tramite l’elaborazione di questi dati esteriori, nell’essenza interiore dei processi di sviluppo.
Il pedagogista nell’accertamento dei processi coscienti, dei loro autentici legami, dei loro motivi originari e del loro corso reale sa che deve passare dai segni, dalle manifestazioni e dai sintomi all’essenza che si trova dietro di loro, studiare e definire le peculiarità e il carattere del processo di sviluppo che non gli viene svelato direttamente, ma che è in realtà, alla base di tutti i segni osservati.
Oggi sarebbero sconnessi quei Pedagogisti che affermassero di trattare i sintomi e le sindromi degli “affetti da…”, di voler prendere in carico, o di dare avvio ad una restituzione; confusi o dilettanti se si promovessero in valutazioni per definire le normalità e la tipizzazione dei casi vs persona; ancor più se continuassero a dichiarare di intervenire con trattamenti riabilitativi, o vantassero di adottare il counseling, lodassero la consulenza psicopedagogica, si annunciassero come guide, o dessero consigli. In sintesi modalità operative di chi, confuso, non ha ancora afferrato coerenza e dignità professionale.