Le tante esperienze finora conosciute, dice Ernst Meumann, “non hanno accelerato la soluzione del problema dell’ortografia, perché gli autori sono partiti da una posizione del problema molto restrittiva”. In maniera più generica, il problema dell’ortografia si può formulare in questo modo: ”Come impara lo scolaro a conoscere i segni ottici per rendere i suoni delle parole e scriverli nel modo imposto da un sistema di ortografia convenzionale?”.
Poiché qualsiasi sistema di ortografia è una scelta di segni ottici che rappresentano i suoni delle parole, fissata dalla convenzione e imposta dai costumi, scelta che si fonda solo parzialmente su una base unitaria. Le parole di una stessa lingua possono essere scritte in modi molto diversi e da lì scaturisce tutta la diversità dei sistemi di ortografia e i diversi principi che regolano la loro elaborazione.
Tra i più importanti principi dell’ortografia troviamo:
- Il principio fonetico: ogni fenomeno della lingua parlata deve essere rappresentato da un segno ottico ben determinato;
- Il principio storico: le evoluzioni storiche della lingua devono apparire nel modo di scrivere;
- Il principio etimologico: la scrittura delle parole si deve conformare alla loro etimologia;
- Il principio logico: tutte le parole equivoche che hanno lo stesso suono ma hanno un senso diverso devono distinguersi dalla scrittura.
I sistemi attuali sono il risultato di un compromesso tra questi vari principi; in genere, le tendenze si orientano verso una maggiore semplificazione e verso una preferenza per il principio fonetico. I vantaggi rappresentati da quest’ultimo sono evidenti:
- Scrivendo, lo scolaro non avrebbe che un’unica regola da seguire: scrivi come parli;
- L’insegnamento dell’ortografia sarebbe strettamente legato all’insegnamento della lingua.
In quanto ai metodi d’insegnamento dell’ortografia, si diversificano dall’importanza che danno ad uno o ad altri elementi. Gli elementi ritenuti importanti sono:
- L’audizione esatta della parola: in questo caso, il metodo ha come punto di partenza la percezione uditiva dell’intera parola (dettato);
- L’audizione esatta e la pronuncia esatta della parola : il punto di partenza del metodo consiste in questo caso in un esercizio di elocuzione di tutta la parola e di ogni suo fonema;
- La vista delle parole: il metodo parte dalla percezione ottica delle parole scritte;
- I movimenti della scrittura: il punto di partenza del metodo consiste nella scrittura stessa, o “scrittura nell’aria”, oppure tracciato delle lettere sulla carta;
- L’apprendimento a memoria delle regole dell’ortografia, seguito da esercizi sistematici;
- Combinazione di alcuni degli elementi sopra indicati.
Nell’ambito della pratica scolastica, il maestro adopera l’uno o l’altro metodo a secondo se il suo insegnamento dell’ortografia si basa sullo spelling sillabico (importanza delle immagini uditive e dei movimenti della bocca), o sul dettato (importanza delle immagini fonetiche); oppure sulla lettura (importanza delle immagini ottiche); o ancora sulla copia (importanza delle immagini ottiche e delle impressioni sensori motori).
I ricercatori sopracitati hanno cercato di determinare, grazie al metodo sperimentale, il valore relativo di questi diversi sistemi. Meumann critica però severamente le tecniche adoperate nelle ricerche di Lay, Fuchs, Hagenmuller e Itschner e sembra piuttosto favorevole alle esperienze realizzate da Miss E.E. Abbott e dal professore Kuhlmann presso l’Istituto Psicologico dell’Università dell’Illinois. Queste esperienze hanno portato a due risultati importanti:
- L’elemento assolutamente essenziale che assicura la riproduzione ortografica di una parola è l’immagine visiva della parola : lo scolaro cerca sempre di avere un’immagine della parola che gli chiedono di scrivere e trasforma eventualmente l’immagine uditiva che egli ne ha in un’immagine visiva. Il problema posto al bambino, in procinto di riprodurre ortograficamente un insieme di parole, si riassume quindi in questo modo: stabilire un collegamento forte quanto più possibile tra i suoni delle parole e le relative immagini visive. Il suono della parola deve immediatamente suggerire la sua immagine visiva. “That visual imagery is invariably substituted at once for the heard letters” dice Kuhlmann, ne consegue che nel problema dell’ortografia, la memoria visiva prevale di gran lunga sulla memoria uditiva. Quindi il voler insegnare l’ortografia con il dettato non sarà mai un buon metodo perché costringe di continuo il bambino a trasformare l’immagine uditiva delle parole in immagini visive.
- I procedimenti che hanno dato i risultati migliori nell’apprendimento dell’ortografia sono quelli che costringono lo scolaro ad un’analisi spontanea delle immagini uditive e visive della parola, vale a dire quelli che lo obbligano a fare lo spelling e a scrivere la parola.
Meumann esprime alcune riserve riguardo la seconda conclusione. “In effetti, dice, ha valore se si considera l’apprendimento dell’ortografia come un’acquisizione puramente mnemonica di grafie di parole; ma l’ortografia lo è solo in minima parte”. Come si potrebbe peraltro, fare imparare agli scolari, in modo strettamente meccanico, migliaia di grafie di parole? Il maestro non dovrebbe piuttosto spiegare, quanto prima, le basi dell’ortografia, basandosi sul carattere specifico della lingua, sull’origine delle parole, sulle radici comuni, sui cambiamenti dovuti alla coniugazione e alla declinazione, sulla derivazione delle parole, etc.
Dobbiamo concluderne che “la base di ogni ortografia consiste nella formazione del linguaggio parlato dallo scolaro; nelle stesso modo in cui il linguaggio esatto è il punto di partenza di qualsiasi acquisizione dell’immagine ortografica delle parole, la conoscenza della lingua è la base di ogni ortografia motivata e intelligente”.
Per raggiungere lo scopo, converrà appoggiarsi sulla forte tendenza del bambino e sulla sua capacità reale a formare analogie. Una ricerca di Kankeleit dimostra che i progressi in ortografia sono molto più veloci se si cerca di ricollegare le parole nuove a quelle già conosciute dallo scolaro.
In sintesi, possiamo quindi affermare che la comprensione e l’intelligenza del linguaggio costituiscono la base di qualsiasi apprendimento dell’ortografia mentre l’associazione tra gli elementi uditivi e gli elementi visivi della parola non rappresenta che un processo secondario.
Conclusioni didattiche
Il problema che si pone di continuo ai maestri è quello di sapere come devono organizzare l’insegnamento dell’ortografia. Meumann propone alcuni principi importanti:
- Se si tratta di insegnare parole che si scrivono come si pronunciano (Gleichschreibung), è consigliato partire dall’analisi fonetica della parola parlata: lo scolaro analizzerà la parola facendo lo spelling ad alta voce. Durante quest’analisi, dovrà fissare di continuo con lo sguardo la parola in oggetto. La simultaneità delle impressioni uditive e visive concederà un’associazione tra di esse.
Dopo l’acquisizione simultanea dell’immagine ottica e di quella fonetica tramite la lettura ad alta voce, sarà utile fissare ancora di più l’immagine visiva della parola nella memoria del bambino facendogli scrivere la parola stessa. Ma di nuovo, mentre scrive, lo scolaro dovrà eseguire lo spelling delle sillabe; questa simultaneità consentirà il collegamento tra il processo ottico fonetico e il processo della scrittura. - Se si tratta di parole che non si scrivono come si pronunciano (Andersschreibung), Meumann sceglie il progetto di Javal che propone di indicare, nell’immagine ottica della parola, tramite una specifica indicazione, ogni sillaba che non ha il valore fonetico usuale; per esempio tramite delle pressioni differenziate, delle lettere colorate, dei doppi contorni, etc. ma visto che il problema si pone pochissimo per la lingua tedesca, Meumann lo trascura.
- Tutti i casi particolari e le eccezioni che fanno parte del sistema ortografico unicamente per convenzione vanno assimilati tramite lo studio delle regole e la deduzione grammaticale delle parole; sarà soprattutto una questione di esercitazione.
- “Il principio fondamentale per imparare l’ortografia è l’intelligenza del linguaggio; essa sola può permettere un’acquisizione motivata dell’ortografia, acquisizione basata su una sensazione di analogia e sulla riflessione”.
- Per quanto riguarda l’allenamento all’ortografia, sono valide le stesse leggi psicologiche generali per l’esercitazione e la memorizzazione: sono quindi necessari numerose ripetizioni dello stesso esercizio, divisione e ripartizione del lavoro, formazione di associazioni per analogia, ecc.
- Il dettato non può essere considerato un mezzo didattico per l’insegnamento dell’ortografia. Infatti, quando lo scolaro deve scrivere sotto dettato, il suo udito è colpito dalle parole in quanto insiemi fonetici; dovrà a questo punto compiere tutto un lavoro di scomposizione di questo insiemi di suoni e di ricerca di collegamenti con il segno ottico e i movimenti della scrittura. Ma tale lavoro richiede già una conoscenza dell’ortografia da parte dello scolaro. Il dettato ha quindi solo un valore di controllo delle conoscenze ortografiche dello scolaro o di esercitazione per fissare maggiormente l’ortografia delle parole imparate nelle precedenti lezioni.
(Ernst Meumann, Abriss der experimentellen Paedagogik, Leipzig, Engelmann 1914, Recupero e traduzione dell’opera: ISFAR-Istituto Superiore Formazione Aggiornamento Ricerca)